Da mesi si parla degli AI writing tools, ovvero software basati sull’intelligenza artificiale (AI sta infatti per Artificial Intelligence), in grado di scrivere in pochi secondi testi dotati di senso. Questi testi possono essere blog posts, copy per i social media, landing pages. Possono essere ottimizzati per alcune parole chiave e addirittura possono adottare intonazioni di voci differenti.
Per un po’ di tempo, Google non ha preso una posizione ufficiale sull’argomento. Ora, finalmente, ha pubblicato una nota sul Google Search Central Blog che spiega come e quando usare l’IA senza essere penalizzati dalla SEO.
Come funzionano gli AI Writing Tools
Abbiamo già parlato dei tools AI in un precedente articolo sul blog di Factory Communication, ma facciamo un breve ripasso.
Questi software apprendono dai contenuti e dai dati già disponibili online attraverso un meccanismo noto come “reti neurali”. La tecnologia di machine learning quindi ricalca il funzionamento del cervello umano e lo riproduce nelle “language model for dialogue applications”. Sono cioè software in grado di parlare nel linguaggio naturale, quello che usiamo nelle nostre conversazioni.
Tra gli aspetti che si stanno rivelando più critici nell’uso di contenuti generati dall’intelligenza artificiale, ci sono i bias cognitivi e le discriminazioni. Le reti neurali dell’AI apprendono perlopiù da dati provenienti dagli USA e poi dall’Europa. La maggior parte del mondo è tagliato fuori. Quindi L’AI sembrerebbe apprendere anche pregiudizi e stereotipi diffusi, tanto che la Commissione Europea già sta già correndo ai ripari per impedire vere e proprie discriminazioni AI based.
Il rischio è che l’AI apprenda anche nozioni pericolose, legate al negazionismo, al razzismo, alle fake news e alla mole di informazioni distorte che circolano sul web.
Cosa dice Google sull intelligenza artificiale
Alla luce di questi aspetti e di queste criticità, Google si è espresso per dire se i contenuti generati dall’Intelligenza artificiale saranno puniti o meno nei search results. Quindi, dal punto di vista dei marketers, è importante capire se si possono usare content generators per produrre articoli, copy, landing page ecc.
Fino ad ora era parere diffuso che i contenuti generati dall’AI sarebbero stati penalizzati tout court, perché Google penalizza chi produce content in maniera automatizzata per manipolare i search engine rankings.
Ovvero, la classifica che permette al motore di ricerca di posizionare un sito e i suoi contenuti in una determinata posizione nella SERP.
Invece, la nota pubblicata ci dice che si può fare SEO content usando Chat GPT e soci, ma cum grano salis. Il punto di vista di Google è in effetti coerente: penalizzare solo i contenuti prodotti appositamente per manipolare i ranking.
Si tratta di contenuti di scarsa qualità, che aderiscono alle buone pratiche tecnologiche come l’ottimizzazione di parole chiave e metadati, ma che non danno nessun valore aggiunto agli utenti.

Da anni invece il motore di ricerca si impegna per migliorare i risultati di ricerca, con linee guida sempre più stringenti per i quality raters, sempre più legate al paradigma EEAT. Questo paradigma premia i contenuti che esprimono esperienza, autorevolezza, affidabilità. Un’attenzione che riguarda soprattutto i temi sensibili come la finanza, la salute ecc.
Il suggerimento di Google per creare contenuti SEO con i tool AI è il seguente:
“Come spiegato, a prescindere dalle modalità di produzione dei contenuti, per avere risultati ottimali nella Ricerca Google si dovrebbe cercare di produrre contenuti originali, di alta qualità e pensati per le persone che dimostrino i criteri EEAT. (…)
La valutazione dei vostri contenuti in queste modalità, indipendentemente che stiate utilizzando o meno contenuti generati dall’AI, vi aiuterà a rimanere al passo con gli aspetti che i nostri sistemi cercano di premiare”.
Puoi approfondire nella nota di Danny Sullivan e Chris Nelson.
IA e SEO content writing: cosa devi sapere
Ecco alcuni punti chiave che devi tenere in considerazione per usare Chat GPT & co:
- Google ha delle norme stringenti in materia di spam e usa un sistema chiamato SpamBrain per combattere i contenuti di bassa qualità che manipolano i ranking. L’AI quindi non andrebbe usata per produrre contenuti che non sono originali e che non danno valore aggiunto agli utenti. Anche se l’automazione non viola le regole Google, il motore di ricerca lotta da anni contro i contenuti di scarsa qualità e la disinformazione, usando sia l’algoritmo SpamBrain che una squadra di quality raters in carne ed ossa;
- Riguardo i pregiudizi e i Bias che potrebbero causare disinformazione, Google spiega che contenuti di questo tipo possono essere prodotti tanto dagli AI writing tools quanto dalle persone, e che già lavora da anni per premiare solo i contenuti affidabili e di qualità soprattutto sui temi YLYM (Your Life Your Money);
- Se i tools generano contenuti originali, di qualità e di valore, ottimizzati per la SEO, Google non li penalizzerà. Viceversa, se l’Intelligenza Artificiale è usata per creare contenuti spam finalizzati solo a guadagnare qualche posizione in più in SERP, Google penalizzerà la pagina.

L’AI può sostituire l’essere umano?
Anche se di tanto in tanto si leggono news sull’AI che va oltre le funzioni basilari per cui è programmata, ad oggi non può diventare senziente. Significa che non può sostituire l’essere umano nella creazione di contenuti, articoli e post.
I marketers possono usare l’AI per velocizzare il lavoro, raccogliere informazioni, ottenere buone idee e spunti. Tuttavia, il lavoro che rende davvero efficiente il content marketing resta prettamente umano.
Infatti su ogni contenuto generato dall’AI dovrebbe esserci la supervisione dell’uomo, sia in termini di empatia che di fact checking. Questa attenzione permette una comunicazione efficace, human to human, e di correggere discriminazioni, bias e informazioni distorte, attraverso un uso etico delle potenzialità dei content generators basati sull’IA.