
“L’innovazione non è mai stata così vicina alle persone, ma mai così complessa da governare.”
Questa frase, pronunciata durante la sessione inaugurale del Digital Innovation Days 2025, ha sintetizzato alla perfezione lo spirito dell’evento. Due giorni intensi a Milano, tra keynote appassionanti, workshop pratici e networking strategico, mi hanno lasciato con una certezza: l’Intelligenza Artificiale non è più una tecnologia futuristica, ma lo strumento concreto che sta ridefinendo il modo in cui viviamo, compriamo e comunichiamo.
Ecco una sintesi riflessiva di ciò che ho appreso, trasformata in un racconto che spero possa ispirare chi, come me, crede nel potenziale dell’AI per costruire un futuro più umano e inclusivo.
LLM e SLM: Due Anime dell’Intelligenza Artificiale
Uno dei primi chiarimenti emersi riguarda la distinzione tra Large Language Models (LLM) e Small Language Models (SLM). Spesso si tende a confonderli, ma le loro applicazioni nel business sono radicalmente diverse.
Gli LLM, come GPT o Gemini, sono giganti addestrati su dati testuali sterminati. La loro forza è la versatilità: riescono a generare contenuti complessi, sostenere conversazioni articolate e persino ragionare in contesti nuovi. Nel mondo dell’e-commerce, li ritroviamo al lavoro per:
- Creare descrizioni prodotto personalizzate (es. “Stai cercando una borsa per il lavoro? Ecco tre modelli eleganti e funzionali per la tua giornata”).
- Tradurre automaticamente contenuti per mercati globali, mantenendo il tono di voce del brand.
- Ottimizzare le campagne SEO con testi che anticipano le ricerche degli utenti.
Tuttavia, gli LLM hanno un tallone d’Achille: richiedono immense risorse computazionali e spesso mancano di controllo sui dati sensibili. Ecco dove entrano in gioco gli SLM. Modelli più piccoli, leggeri e specializzati, progettati per compiti specifici all’interno di un’azienda. Immaginate un assistente interno che analizza in tempo reale le recensioni dei clienti per identificare criticità ricorrenti, o un tool che adatta automaticamente le schede prodotto in base al profilo del buyer. Gli SLM, grazie alla loro efficienza, possono essere integrati direttamente nelle piattaforme aziendali senza rischi per la sicurezza.
La lezione chiave? Non serve sempre un “colosso” AI. A volte, un modello mirato, veloce e affidabile è la scelta vincente.
Dall’E-commerce Lineare all’Esperienza Multimodale: L’AI come Motore
Fino a pochi anni fa, lo shopping online seguiva un percorso rigido: cerco → clicco → compro. Oggi, grazie all’AI, l’esperienza è diventata fluida, intuitiva e profondamente personalizzata.
Durante il workshop “AI e l’evoluzione della UX nell’e-commerce”, è emerso come la ricerca stia passando dal testo alla modalità vocale e visiva. Basta dire: “Mostrami scarpe da corsa leggere per un maratoneta” o scattare una foto di un paio di sneakers per vedere suggerimenti in tempo reale. Questo è reso possibile da strumenti come Twini.ai, presentato durante l’evento, che adatta feed e schede prodotto in base al contesto della ricerca o al customer journey dell’utente. Il risultato? Un +22% nel tasso di conversione e un -15% nel costo per lead (CPL), come riportato da un case study su un brand di abbigliamento sportivo.
Ma non è solo questione di tecnologia: è un cambio di prospettiva. L’AI non si limita a rispondere alle richieste, ma interpreta le intenzioni. Se un utente cerca “regalo per il compleanno della moglie”, il sistema non propone solo prodotti correlati, ma suggerisce idee in base a dati demografici, preferenze passate e persino stagionalità.
La Rivoluzione di Google: Da SEO a GEO
Una delle sessioni più attese ha riguardato l’annuncio della nuova “AI Mode” nella ricerca Google. D’ora in avanti, i risultati non saranno più una lista di link, ma risposte generate da modelli simili a Gemini, in grado di sintetizzare informazioni da più fonti. Questo segna la fine del tradizionale SEO e l’alba della Generative Engine Optimization (GEO).
Cosa significa per i brand?
- Il contenuto deve essere chiaro, utile e multicanale: guide, video brevi, recensioni verificate diventano fondamentali.
- L’autorevolezza del brand è cruciale: Google premierà chi costruisce fiducia attraverso contenuti di qualità.
- Le keyword non bastano più: serve un approccio olistico, dove coerenza e valore superano la semplice ottimizzazione tecnica.
Un esempio lampante? Un brand di cosmetici naturali che pubblica video YouTube Shorts con tutorial su come leggere le etichette degli ingredienti. Questi contenuti, ripresi anche su TikTok e Instagram Reels, non solo migliorano la visibilità su Google, ma posizionano il brand come trusted advisor nel settore.
AI e Creatività: Il Caso Loop
Uno dei momenti più emozionanti è stato il case study di Loop, un retailer di arredamento che ha lanciato un tool ancora ad uso interno ma di prossima release per rivoluzionare lo shopping natalizio. L’utente carica una foto della propria casa, e l’AI genera anteprime con diverse decorazioni natalizie. Risultato? Un +35% nel numero di articoli per carrello e una riduzione del 20% nel CPL.
Ma il vero valore non è solo nei numeri: è nella capacità dell’AI di fondere personalizzazione e storytelling. Non si vende più un albero di Natale, ma l’emozione di vedere la propria casa trasformata. Questo è il futuro: l’AI non sostituisce l’immaginazione umana, ma la amplifica.
Social Commerce: Dai Click alle Community
Il social commerce è passato da strumento di brand awareness a canale di vendita diretta. Piattaforme come TikTok Shop e Instagram Checkout hanno reso i social network veri e propri marketplace. Tuttavia, per avere successo, servono tre ingredienti:
- Content First: La creatività deve incarnare i valori del brand. Un video su un prodotto per capelli deve parlare di fiducia in sé stessi, non solo di ingredienti.
- Creator Specializzati: Non bastano gli influencer generici. Servono esperti verticali (es. nutrizionisti per un brand di integratori) che costruiscano credibilità.
- Live Shopping: Le dirette live, soprattutto in Asia, mostrano tassi di conversione del 30% superiori rispetto ai post statici.
Interessante la distinzione tra i tre tipi di B2B influencer:
- Expert First: Il consulente che spiega come un software migliora la produttività.
- Business First: Il CEO che condivide case study aziendali.
- Content First: Il creativo che rende virale un prodotto attraverso storie coinvolgenti.
AI x Creator: Perché il Futuro è una Collaborazione
Uno dei dibattiti più accesi ha riguardato il ruolo dell’AI nella Creator Economy. Secondo i dati presentati, in Italia il mercato degli influencer ha raggiunto i 400 milioni di euro nel 2024 (+3-2% rispetto al 2023), con un +10% nelle visualizzazioni. Ma il vero driver è la fiducia: gli utenti seguono creator che trasmettono autenticità, competenze verticali e infotainment (contenuti che uniscono informazione e intrattenimento).
Qui l’AI non sostituisce, ma potenzia. Strumenti come TikTok Symphony permettono di generare video partendo da un’immagine o una pagina web, ma il tocco finale – il tono, la spontaneità, lo storytelling – resta umano. Un esempio? Un creator di fitness usa l’AI per analizzare i trend e suggerire format, ma è lui a decidere come reinterpretarli con la sua personalità.
Perché l’AI non basta da sola? Perché non può replicare:
- L’immaginazione: La capacità di vedere connessioni nuove, non deducibili dai dati.
- L’empatia: Capire le emozioni nascoste dietro un commento critico.
- L’imperfezione: Quel “difetto” che rende un contenuto autentico (es. una battuta fuori copione durante una live).
I virtual influencer ne sono la prova: pur generando milioni di visualizzazioni, il loro sentiment resta ambivalente. Le persone cercano connessioni reali, non perfezione artificiale.
Conclusione: L’AI è un Co-Pilota, Non il Pilota
Alla fine di questi due giorni, una riflessione mi accompagna: l’innovazione non è mai tecnologica, ma umana. L’AI è uno strumento potentissimo, ma il suo valore si misura da come amplifica le capacità delle persone.
Per i brand, la sfida è chiara:
- Usare gli SLM per processi interni sicuri ed efficienti.
- Sfruttare gli LLM per creare esperienze memorabili, senza mai snaturare l’identità del brand.
- Coinvolgere creator autentici, potenziati dall’AI, non sostituiti da essa.
Il Digital Innovation Days 2025 non ha parlato di macchine, ma di opportunità per le persone. E forse, proprio questa è la vera innovazione: ricordare che, anche nell’era dell’AI, il cuore del business resta l’uomo.
“L’obiettivo non è creare contenuti artificiali, ma rendere più fluido e scalabile il lavoro creativo.”
Questa frase, annotata frettolosamente sul mio taccuino, è diventata la mia bussola. E spero, anche la vostra.