Marketing ai intervista a Paolo Pelloni

In questa puntata della nostra rubrica “Storie di Successo”, abbiamo il piacere di ospitare Paolo Pelloni, Founder di Digital Punk e figura di spicco nel panorama del marketing AI e dell’intelligenza artificiale.

A intervistarlo è Donato Cremonesi, CEO di Factory Communication, che lo conosce da oltre vent’anni. L’intervista ripercorre il viaggio di Paolo, dalle sue prime esperienze nel marketing al ruolo di innovatore e divulgatore nel mondo dell’AI.

Tra battute, aneddoti e riflessioni profonde, Paolo ci racconta come affronta le sfide del presente, sempre con un occhio al futuro e – ovviamente – con un Martini alla mano.

Intervista a Paolo Pelloni, fare attività di marketing con l’ai e altre curiosità

Donato: Ciao Paolo, ci conosciamo da anni, anche se sembriamo entrambi ancora giovanissimi 😅

Paolo: Parla per te! 😅

Donato: …e ti ringrazio per il tempo che hai deciso di dedicarmi oggi. Sai, ripenso spesso al 2001, quando ci siamo conosciuti. Tu eri il Responsabile delle Strategie di Marketing e Comunicazione di Galactica.

Ricordo perfettamente quella scena: entro nel tuo ufficio, tu mi offri un caffè e con precisione svizzera mi dici: “Come concordato, ho riservato uno slot di 15 minuti. Di cosa vogliamo parlare?”

Non sei stato antipatico, tutt’altro. Il tuo linguaggio del corpo diceva chiaramente che eri felice di conoscermi, ma volevi usare quel tempo al meglio. Una cosa che non è cambiata negli anni.

Oggi, però, vorrei che fossi tu a raccontare cosa è successo da allora a oggi. Ti seguo spesso sui social, leggo la tua newsletter e adoro il tuo stile di comunicazione, a tratti irriverente. Non per niente la tua agenzia si chiama Digital Punk.

Vedo che siete molto focalizzati sulla proposta di strategie e soluzioni di intelligenza artificiale . E allora, eccoti qualche domanda.

Chi è Paolo Pelloni oggi?

Paolo: Spero meno antipatico di uno che, al primo incontro, ti dà uno slot di 15 minuti! Pensa se una donna facesse lo stesso con me al primo appuntamento: ne avanzerebbero 12. (Ok, questa tagliala.)

Chi sono oggi? Un uomo di 56 anni che, consapevole di dover lavorare ancora almeno 15, ha deciso di misurarsi con l’intelligenza artificiale.

Donato: Quando e cosa ti ha spinto ad abbracciare l’AI?

Paolo: Il fatto che devo lavorare per i prossimi 15 anni. Devo? Sicuro. Ci riesco? Da vedere.

Quando ho capito che questo non è solo un mio problema – era fine 2022 – ho iniziato a studiare l’AI, o meglio, la Gen-AI. Ho approfondito sia dal punto di vista tecnico, perché nasco programmatore, sia da quello strategico, per capire come implementarla in azienda.

La cosa più importante, tuttavia, sono i modelli di adozione. Parlare di tecnologia senza pensare a come integrarla nel business è tempo perso.

Donato: Cos è l intelligenza artificiale e quali sono i punti di forza e di debolezza dell’AI?

Paolo: Li riassumerei così: “L’AI che usi oggi è la peggiore di sempre.”

I pericoli? Molteplici. Sociologicamente parlando – tema che non ci riguarda direttamente ora – l’AI permette un controllo delle persone e delle informazioni che prima era impensabile. E sappiamo tutti che il controllo è la base di ogni dittatura.

A livello di business, il rischio è che l’AI ti dia il 70% della qualità umana al 10% del costo. Non serve essere dei geni per capire dove andrà il mercato. Nota: quel 70% è una stima generica; in alcune cose l’AI è vicina al 90%, in altre supera l’uomo, in altre è scarsa.

La storia ci insegna che un sistema meno performante ma più economico vince quasi sempre. Questo potrebbe portare a un livellamento verso un “medione” generato dall’AI.

Donato: A chi consiglieresti l’AI?

Paolo: Forse dovrei suggerire al consulente con la camicia stirata di imparare a fare il pane.

Donato: Ti considero da sempre una mente eccellente, un grande divulgatore, una persona perspicace che sa approcciare il mondo ed i problemi in modo estremamente razionale e logico. 

Dove sarà Paolo Pelloni tra 5 anni?

Paolo: Grazie per il paragone con Piero Angela! Anche se so che era solo un’esca per farmi parlare, lo prendo come un complimento gigantesco.

Tornando a me, beh, alcune delle mie idee sono già oggi parte di diverse reti neurali. Le mie richieste, i miei input, piccoli o grandi che siano, influenzano il modo in cui questi sistemi si configurano. Mi piace pensare che una parte di me sia già proiettata nel futuro.

E il resto? Spero sarà ancora qui, davanti a esseri umani, a parlare di relazioni personali, comunicazione efficace, public speaking e strategie di mercato. Forse farò ancora formazione sull’AI, se non sarà diventata così comune da essere come oggi internet.

Ah, e spero di essere ancora tuo ospite, a sorseggiare Martini così buoni come quello di oggi.

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