Guidare un’azienda vuol dire assumersi la responsabilità di cambiare ed evolversi costantemente
Cambiare non è una opzione, ma una scelta consapevole.
Se non cambiamo costantemente le nostre aziende, perdiamo nei confronti dei competitor e del mercato.
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“Non il più forte, il più intelligente vince ma colui che meglio si adatta al cambiamento.”
Charles Darwin
Oggi parto da questa citazione per alcune brevissime riflessioni.
Questa difficoltà ad adattarsi ad accettare i cambiamenti non è solo dei piccoli imprenditori ma, spesse volte, è anche dei grandi condottieri, i grandi dirigenti.
Coloro che hanno costruito imperi, che hanno creato mercati e che spesse volte, in passato, sono stati innovatori e precursori.
Alcune settimane fa, ho avuto un incontro con una responsabile PR di una grande Azienda nel settore dell’elettrodomestico, per lo sviluppo di alcune attività.
All’inizio della riunione mi ha detto una frase che mi ha veramente “smontato”.
“Abbiamo la necessità di realizzare una strategia Social. Visto che la Dirigenza non ci crede assolutamente, il budget ad esse dedicata è veramente limitato.”
Le parole non erano esattamente quelle, ma il contenuto ed il significato assolutamente si.
Posso comprendere che queste “limitazioni” appartengano all’artigiano, al professionista, al piccolo imprenditore che, per mille motivi culturali e personali, non credono nelle strategie marketing e tanto meno nel Social Media Marketing o SMM, come definito da alcuni.
E’ difficile da accettare quando questo pensiero è manifestato dai grandi dirigenti.
Da coloro che hanno la responsabilità di condurre un’Azienda di dimensionali nazionali o, addirittura, internazionali.
Vuol dire chiudere gli occhi.
Vuol dire imporre i propri limiti oggettivi a coloro che, invece, potrebbero andare oltre e con la loro competenza, visione ed intelligenza, creare all’azienda opportunità di crescita e sviluppo.
Probabilmente vuol dire non offrire ai “nuovi giovani” la stessa opportunità che a questi dirigenti è stata offerta loro nel passato.
Ed è tutto li.
Così scopri che Aziende come AGFA e KODAK, leader nel settore della produzione di pellicole fotografiche, non hanno creduto all’avvento delle macchine fotografiche digitali e sono implose.
Scopri che i dirigenti IBM, hanno deriso l’allora giovane Bill Gates quando ha presentato il primo Personal Computer e sono state sopraffatte.
Per fortuna, poi, hanno avuto la capacità di innovarsi ed evolversi.
Scopri che ci sono dei lavoratori indignati e che scioperano perchè l’azienda per cui lavoravano e che produceva CD e musicassette ha chiuso.
Ed anche questa è realtà.
Un dipendente non può essere dissociato dall’azienda per cui lavora. Non può vivere una vita a se. Deve interessarsene e deve essere interessato e coinvolto.
Dipendenti, dirigenza e proprietà devono condividere valori, obiettivi, problemi e successi. Solo così si può andare oltre, si può progredire, crescere, espandere il business.
Nel periodo in cui viviamo non può più esistere il “Padrone”. Non è un’affermazione da politico o sindacalista (per altro i sindacati non li sopporto proprio, stanno rovinando l’Italia) ma l’affermazione di colui che ritiene che 1+1 sia uguale a 4.
Cioè il valore condiviso della conoscenza, degli ideali, degli obiettivi e dei benefici, moltiplica in modo esponenziale i risultati a patto, che questi vengano suddivisi in modo equo e proporzionale tra tutti coloro che vi hanno partecipato.
Ed allora non avremo un’Azienda, avremo un’astronave lanciata a tutta velocità, che gli altri definiscono aliena, perchè non la capiscono, ma che i pochi che la comprendono definiscono: Futuro.
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